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18/05/2019
Alcuni progetti portati avanti in Terra Santa

Da un paio d’anni, il Gran Magistero, in accordo con il Patriarcato Latino di Gerusalemme, ha deciso di investire maggiormente su alcuni piccoli progetti in Terra Santa rispetto a grandi opere di costruzione. Nel 2018 il Gran Magistero dell’Ordine ha continuato a sostenere i grandi progetti già in essere, come la conclusione dei lavori nella nuova chiesa a Jubeiha e la ristrutturazione di un asilo ad Hashimi (entrambe in Giordania), ma soprattutto l’importante progetto che prevede l’aumento degli stipendi per gli insegnanti delle scuole del Patriarcato. Questa iniziativa permette agli studenti di continuare ad avere un’istruzione di alto livello nel rispetto delle competenze dei loro professori che devono ricevere uno stipendio commisurato alle loro capacità. A questi progetti e, soprattutto, all’aiuto mensile inviato in Terra Santa a sostegno delle spese istituzionali del Patriarcato, di alcune opere come quella del Seminario e delle scuole (fra cui contributi per permettere la frequenza degli studenti che non possono pagare interamente la retta scolastica), vanno ad aggiungersi alcuni piccoli progetti che vogliamo raccontarvi nelle prossime pagine. Vari progetti richiedono la realizzazione di modeste opere di ristrutturazione. Fino a quando non si entra nella quotidianità delle strutture che le richiedono, queste sembrerebbero essere necessità forse non primarie. Eppure, tutti possiamo ben immaginare quanto più complicate diventino tante azioni abituali quando l’ambiente che ci ospita non è confortevole.

La casa per anziani Beit Afram di Taybeh in Palestina ospita 28 anziani provenienti da varie città palestinesi e da Gerusalemme. La missione di questo centro è quella di offrire un luogo sano e dove si respiri uno spirito di famiglia fornendo una migliore qualità di vita e cure mediche alle persone che ne hanno bisogno. Nella cucina della casa durante l’estate si raggiungono anche i 50°C rendendo impossibile il lavoro alle signore che si occupano di preparare il pranzo. Uno dei piccoli progetti realizzati nel 2018 ha donato a questa struttura un impianto di aria condizionata.

Attraverso un altro progetto che richiedeva un aiuto per l’impianto di aria condizionata, siamo venuti a scoprire la storia di un piccolo villaggio cristiano in Giordania in una zona semi-desertica: Smakieh. Il terreno sul quale sorge il villaggio venne donato alla comunità cristiana dal capostipite della famiglia musulmana Majali in nome delle buone relazioni fra la sua famiglia e la comunità cristiana. Qui oggi vivono 300 famiglie beduine appartenenti a due storiche tribù cattoliche, una di rito latino e l’altra di rito greco. A causa della posizione, le estati sono estremamente calde e l’inverno può essere molto freddo. L’impianto di condizionamento della chiesa latina di San Michele doveva essere riparato per permettere ai più anziani e ai bambini piccoli di poter partecipare alle funzioni in chiesa.

Per ammortizzare le spese dell’elettricità, ad Ein Arik (accanto a Ramallah, in Palestina) si è deciso di realizzare un impianto fotovoltaico per la chiesa e la scuola cattolica della città. Questo sistema è stato già sperimentato nelle scuole del Patriarcato di altre cinque città portando buoni risultati. Nel tempo, il risparmio dei costi di elettricità sarà reinvestito in progetti a vantaggio degli studenti e della popolazione.

Per la scuola di Kerak invece è stato necessario installare un sistema di sorveglianza video. Purtroppo nel dicembre del 2016 la città è stata oggetto di un attacco terroristico e la polizia ha richiesto al Patriarcato Latino di provvedere a montare delle telecamere di sicurezza per questa scuola che accoglie un migliaio di studenti di cui alcuni abitano anche a 40 km di distanza ma decidono di affrontare quotidianamente questo viaggio per ricevere qui la loro istruzione.

La scuola latina di Beit Jala con più di 700 studenti ha invece richiesto un sostegno per poter acquistare nuovi macchinari per il laboratorio informatico permettendo così alla scuola di offrire più postazioni informatiche per gli studenti. Nel mondo d’oggi è chiara l’importanza di poter essere al passo con la tecnologia nel proprio percorso di formazione per poter essere più preparati per affrontare il mondo del lavoro.

La scuola di Aboud in Palestina si trova a far fronte al disagio dei suoi studenti che devono trasferirsi in altri villaggi per terminare il percorso educativo perché la struttura offre solo fino al nono anno della scuola dell’obbligo. Il desiderio è quindi quello di aggiungere un’aula per permettere agli studenti di frequentare anche il decimo anno approfittando dei locali dedicati al centro educativo cristiano. Per questo il progetto vorrebbe poter costruire una nuova sala per le attività pastorali.

Alcuni piccoli progetti hanno provveduto alla ristrutturazione delle case nelle quali vivono le suore del Rosario a Rameh (in Israele), Hashimi e Amman (in Giordania). Le suore del Santo Rosario di Gerusalemme sono l’unica congregazione femminile religiosa di rito latino di origine araba in Terra Santa e sono a servizio della diocesi in tanti modi e in varie strutture, soprattutto nelle scuole e nelle parrocchie. La fondatrice, Madre Maria Alfonsina, è stata proclamata santa da Papa Francesco il 17 maggio 2015.

Un altro piccolo progetto strutturale riguarda la sede stessa del Patriarcato Latino a Gerusalemme. Con la restaurazione del Patriarcato nel XIX secolo, venne costruito un edificio per ospitarne la sede e ciò avvenne sopra a sei cisterne di acqua che da allora sono state usate come preziosissima fonte di acqua per i sacerdoti che vivono nel convento e gli impiegati, oltre che per l’irrigazione. Da recenti studi ci si è resi conto che la qualità dell’acqua non è più buona e rischiosa per la salute. Per questo si è reso necessario un lavoro di ristrutturazione e pulizia.

Sempre legato all’acqua, un altro progetto che vede come beneficiari gli ospiti disabili dell’Our Lady of Peace Center accanto ad Amman. Inaugurato nel 2004, questo centro offre assistenza diurna a persone disabili e alle loro famiglie. Ogni anno qui vengono accolte 2000 persone ed è il più grande e gratuito centro per la riabilitazione in Giordania. Nel reparto di fisioterapia, fra i vari macchinari disponibili, c’è anche una piscina per l’idroterapia. La possibilità di galleggiare e il caldo riducono il dolore e gli spasmi muscolari. La piscina è stata inagibile per vari mesi attendendo la possibilità di sistemare i filtri e accogliere nuovamente i suoi ospiti.

Nel 2011, l’Our Lady of Peace Center ha aperto una seconda struttura in Giordania, ad Aqaba. Uno dei piccoli progetti portati avanti nel 2018 ha sostenuto un’iniziativa volta a creare posti di lavoro per giovani disabili e per alcune donne siriane rifugiate disoccupate che vivono nella zona. Alcuni grandi hotel, come l’Hilton, hanno accettato di donare per questo progetto le saponette usate che vengono lasciate nelle stanze d’albergo. Nel Centro di Aqaba vengono rilavorate per essere riciclate dai ragazzi disabili e le donne si occupano del marketing di questi prodotti. Il finanziamento richiesto è servito a coprire l’acquisto di macchinari e i costi per le licenze.

Un altro progetto è a favore degli Scout di Palestina. Ad oggi 1500 ragazzi fanno parte degli scout cattolici e vivono la loro appartenenza ecclesiale con gioia e dinamismo. Fra le molteplici attività, i ragazzi fanno escursioni, campeggi, volontariato e contribuiscono al benessere della società nella quale vivono. Per continuare a portare avanti tutto questo, sono necessarie le adeguate strutture e, in alcuni casi, il giusto equipaggiamento. Questo progetto, infatti, ha permesso l’acquisto di 10 tende per permettere ai giovani di vivere l’esperienza del campeggio durante il periodo estivo e di 2000 badges che servono non solo per i ragazzi palestinesi ma anche per i gruppi internazionali di scout quando vengono in pellegrinaggio in Terra Santa.

Altri giovani destinatari di un progetto sono quelli di Gaza. Il parroco della sola chiesa cattolica a Gaza, la chiesa della Sacra Famiglia, insieme agli altri membri della chiesa e al Patriarcato, desidera aprire un centro culturale cristiano per i giovani nel quale i ragazzi possano ottenere una formazione più specifica che li prepari al mondo del lavoro considerata l’altissima percentuale di disoccupazione a Gaza. L’obiettivo è quello di fornire corsi, ad esempio, di inglese, informatica, leadership e gestione.

Anche per i dipendenti del Patriarcato Latino di Gerusalemme è stata richiesta la possibilità di partecipare a dei corsi di formazione per accrescere le loro competenze e conoscenze.

Un altro progetto che tocca da vicino la sede del Patriarcato riguarda il lavoro necessario per preservare, catalogare e mettere in valore la sua eredità culturale. Dal 1847, infatti, vari oggetti sono entrati a far parte del suo patrimonio: oggetti liturgici, paramenti sacri, opere d’arte religiosa, libri e regali ricevuti, oltre ad una collezione di 3000 foto che si vogliono digitalizzare e rendere disponibili per delle mostre. L’obiettivo principale è quello di far conoscere meglio la storia della diocesi e la missione del Patriarcato.

Spostandoci in Giordania, una richiesta pervenuta è stata quella di sostenere l’opera pastorale con i migranti. Purtroppo i lavoratori stranieri provenienti dallo Sri Lanka (20.000 di cui 8.000 cristiani) e dalle Filippine (45.000 di cui l’85% è cattolico) rimangono una categoria vulnerabile per gli abusi e gli sfruttamenti che possono subire. La Luogotenenza per le Filippine dell’Ordine si è impegnata nel 2016 ad inviare un cappellano filippino a disposizione di questa comunità per le necessità spirituali e l’impegno continua attraverso un sostegno economico a vantaggio delle attività pastorali che permettono a queste comunità migranti di organizzare iniziative, avere spazi di condivisione e realizzare libretti e sussidi liturgici nelle loro lingue.

Infine, l’ultimo progetto sostenuto nel 2018 riguarda l’assistenza ai carcerati in Giordania. Dal 2008 il Patriarcato ha iniziato con un gruppo di volontari ad andare a visitare regolarmente i centri di detenzione insieme al personale della Caritas. Ci sono circa 200 cristiani nelle 13 carceri giordane. Una suora dello Sri Lanka racconta: «Molto spesso, le donne cingalesi non sono colpevoli di crimini importanti, il loro reato è quello di aver lasciato il proprio datore di lavoro prima della fine del contratto, a volte erano state vittime di abusi, alcune hanno rubato ma raramente si tratta di reati maggiori. La Caritas le aiuta a tornare a casa; senza questo aiuto, queste donne potrebbero rimanere in carcere per il resto della loro vita perché le ambasciate non le aiutano». Il progetto permette quindi a volte di acquistare biglietti aereo per il ritorno in patria, ma anche medicine, vestiti, articoli religiosi e perfino cibo.

(aprile 2019)

Autore: http://www.oessh.va