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10/02/2020
Il cardinale Filoni: “Parlare di «Ordine onorifico» è fuorvianteâ€
Il porporato ha iniziato il suo ministero come gran maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme

Il cardinale Filoni ROMA. Non dimenticare mai che «la carità e la solidarietà qualificano l’Ordine equestre del Santo Sepolcro», tutti i membri sono «onorati di averle come nostre caratteristiche a favore della Chiesa Patriarcale di Gerusalemme e di tanti fratelli e sorelle nel bisogno che vivono in quella Terra, benedetta dall’Altissimo, ma anche necessitante di pace». Con queste parole il cardinale Fernando Filoni ha ricordato la missione di tutti gli appartenenti dell’Ordine del quale è stato nominato dal Papa come Gran Maestro. Il porporato ha iniziato il suo mandato lo scorso 1° febbraio, con una messa nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, situata di fronte a Palazzo della Rovere, sede del Gran Magistero. Ad accompagnare il porporato alla messa, durante la quale ha affidato al Signore il suo ministero e il cammino dei prossimi anni, c’erano gli alti dignitari della istituzione pontificia, i Luogotenenti italiani e i cavalieri e le dame di Roma. In occasione dell’inizio del mandato, abbiamo incontrato il nuovo Gran Maestro Filoni.

Eminenza, con quale spirito affronta questa nuova responsabilità che il Papa le ha affidato lo scorso 8 dicembre?

«Nella mia vita di servizio alla Chiesa, prima come vice parroco a Roma (nove anni), poi al Servizio della Sede Apostolica (quasi quarant’anni) ho imparato ad amare ogni realtà alla quale sono stato destinato. Tra di esse non posso non evidenziare le missioni ecclesiali nel Vicino Oriente: Iran (al tempo della guerra Iran-Iraq), Iraq e Giordania (2001-2006). In Giordania, in particolare in quanto territorio dove i Profeti, Mosè, Giovanni Battista e infine Gesù avevano predicato, sono stato marcato da questi unici legami con la Storia Sacra. Non avrei mai immaginato che sarei tornato ad occuparmene con la nomina a capo dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Mi è sembrato di tornare ad un ‘amore’ non dimenticato».

Nel giorno della sua nomina è stato scritto sui social che la carica di Gran Maestro dell’Ordine è onorifica. Che risponde a questa affermazione? E più generalmente, in che modo per i membri l’appartenenza all’Ordine non è semplicemente un onore?

«Penso che l’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme sviluppi due dimensioni, per lo più ignote anche ai media. L’Ordine ha indubbiamente una secolare storia. Fermarsi a ciò mi sembra riduttivo e comunque incompleto. L’Ordine oggi è una grande famiglia di volontari (30mila), sparsi in tutto il mondo, che, con il proprio contributo, permettono in Terra Santa non solo che i luoghi più sacri alla Cristianità non rimangano siti museali, ma abbiano vita. Questa vita ha due livelli: il primo è legato ai cristiani che vi abitano; in tal senso le offerte dei Membri dell’Ordine vanno per il sostentamento di famiglie povere, di scuole primarie e secondarie, dell’Università di Betlemme, ad istituzioni sanitarie, ed oggi anche dei rifugiati. Il secondo nel favorire che i pellegrini di tutto il mondo trovino tutti i luoghi più sacri adeguati al loro pellegrinaggio. Ciò in sintonia con il Patriarcato cattolico di Gerusalemme che ha autorità su Israele, la Palestina e la Giordania. In conclusione, parlare di “Ordine onorifico†è fuorviante».

La sua esperienza al servizio della Chiesa è una fortuna per l’Ordine, soprattutto perché conosce il Medio Oriente, essendo stato nunzio in Giordania, in Iraq ed in Iran. Quali ricordi vivi conserva di questa parte del mondo e come pensa che a lungo termine l’Ordine possa contribuire a favorirvi la pace?

«La pace è frutto di collaborazione tra le parti. È frustrante se si lavora in favore di essa e spesso la si vede compromessa. Ma la pace si nutre del rispetto dei diritti di tutti: penso in particolare a quello della gente che abita la Terra Santa (ma si può dire lo stesso per tutto il Medio Oriente). Il problema comincia lì dove si lasciano crescere pregiudizi di superiorità, mancanza di comprensione storica, rigetto di una realtà complessa che chiede a tutti pazienza e dialogo. Se pensiamo all’eredità di valori che ci accomunano, e non solo spiritualmente, ebrei, musulmani e cristiani, scopriamo effettivamente quanto ci unisce e prima di tutto l’unicità di Dio che come Padre, in questa terra si è rivelato. Un Dio che non fa preferenze (pur nel rispetto delle diversità) e nel cui nome non ci si può combattere e uccidere. Le violente guerre e inimicizie che ripetutamente insanguinano la Terra Santa (e il Medio Oriente) non possono trovare giustificazione né in Dio, né in una Terra che primariamente appartiene al Dio della Rivelazione».

L’Ordine è poco conosciuto, vittima a volte di pregiudizi, mentre la sua missione in favore della Chiesa in Terra Santa è essenziale. Cosa si aspetta da parte dei 30mila membri dell’Ordine perché comunichino un’immagine più giusta della loro vocazione alla santità e dell’importante servizio che rendono alla Chiesa?

«I pregiudizi uccidono la verità. Non di rado essi si nutrono anche di ignoranza. Tuttavia tocca a noi, in particolare ai Membri dell’Ordine, lavorare per farli diminuire e, ci si auspica, scomparire. Anche queste mie parole spero suscitino il desiderio di una miglior conoscenza dell’Ordine del Santo Sepolcro. Vorrei qui sottolineare che all’Ordine non si accede per casato o ceto sociale. Oggi accoglie persone che accettano l’ideale di una vita cristiana che ha radici in un sepolcro vuoto, presso il quale si incontra Gesù vivente, risorto. La vita di un cavaliere e di una dama è “cristologicaâ€, cioè incentrata sul mistero di Gesù, secondo l’insegnamento di San Paolo: “Se Cristo non è resuscitato è vana la predicazione… e la vostra fedeâ€. Inoltre nella loro vita il punto più significativamente concreto sta nella partecipazione al sostegno dei luoghi, delle opere e dei fratelli e sorelle in necessità della Terra Santa. I 30mila membri nel mondo costituiscono così una grande famiglia o, se si vuole, una grande “parrocchiaâ€Â».

L’Ordine è una istituzione pontificia, dunque è legato in maniera intrinseca alla Santa Sede. Quali sono, secondo lei, gli eventi della vita ecclesiale a cui dame e cavalieri dovrebbero essere molto attenti in modo da camminare sempre più in comunione con la Chiesa Universale?

«Tralascio le antiche origini storiche. Effettivamente l’Ordine ha sempre avuto la protezione della Sede Apostolica tanto che nella ricostruzione, Pio X (1907) volle egli stesso riservarsi il titolo di Gran Maestro dell’Ordine. Poi Pio XII (1940) passò il titolo ad un cardinale, fino ad oggi. C’è pertanto un intimo nesso tra la Sede Apostolica e l’Ordine. Per tale motivo tra le finalità, oltre allo zelo per la vita cristiana dei suoi membri, oltre al sostegno alle opere di Terra Santa, vi è anche quello della propagazione della fede con la personale testimonianza di vita ed il sostegno dei diritti della Chiesa Cattolica in quella Regione nel rispetto dei diritti dovuti ad ogni altra entità che favorisca la pacifica convivenza di tutti. Pertanto, l’Ordine è sensibile agli insegnamenti del Sommo Pontefice in questa Regione sviluppando sintonia e sostegno».

Autore: lasatampa.it - FRANÇOIS VAYNE